L’assunzione di glucocorticoidi, anche a basse dosi (5 mg al giorno o meno), sembra aumentare significativamente e in modo dose dipendente il rischio di infezioni gravi nei pazienti affetti da artrite reumatoide, già in terapia con farmaci antireumatici che modificano il decorso della malattia.
Gli eventi avversi più comuni durante il trattamento con inibitori dei checkpoint immunitari sono immunomediati e includono disturbi generali, gastrointestinali e respiratori.
Questi farmaci sembrano anche aumentare il rischio di cardiopatia ischemica e insufficienza cardiaca, eventi avversi meno noti che richiedono di essere approfonditi da ulteriori studi.
L’assunzione prolungata di inibitori di pompa protonica sarebbe associata a un eccesso, pur piccolo, di mortalità conseguente a patologie cardiovascolari, insufficienza renale cronica e tumori di esofago e stomaco.
La notizia viene da uno studio longitudinale di coorte statunitense, che fa seguito alle segnalazioni presenti in letteratura sugli eventi avversi collegati agli inibitori di pompa protonica.
I ricercatori hanno analizzato 214.467 anziani trattati ex novo con un farmaco antiulcera: 157.625 con un inibitore di pompa protonica e 56.842 con un anti H2.
La prescrizione inappropriata (per intensità e indicazioni) di antibiotici agli anziani ricoverati nelle residenze sanitarie assistenziali ha conseguenze negative sulla salute non solo di quelli che li assumono direttamente ma anche di tutti gli ospiti lungodegenti. A queste conclusioni è giunta un’indagine longitudinale in aperto condotta dai ricercatori dell’Università di Toronto nell’arco di un biennio su 110.656 ultrasessantaseienni residenti in 607 residenze assistenziali dell’Ontario.
Lo studio PSOLAR (Psoriasis Longitudinal Assessment and Registry), longitudinale, che ha raccolto i dati in 93 centri nel mondo (41 in Nord America, 37 in Europa e nel Medio Oriente, 15 in America Latina) ha permesso di individuare i trattamenti farmacologici per la psoriasi che favoriscono le infezioni gravi.
Nel corso di uno studio clinico, coordinato dall’Università di Oxford, sull’efficacia del trattamento aggiuntivo con acido nicotinico e laropiprant (quest’ultimo è l’analogo sintetico dell’acido nicotinico stesso, la cui associazione dovrebbe contenere le vampate, uno dei suoi effetti avversi più caratteristici) alla terapia ipocolesterolemizzante standard con statine, è emersa un’elevata incidenza di eventi avversi nel gruppo di intervento.
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