bevacizumab

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Somministrazione intravitreale senza rischi cardiovascolari

Uno studio di coorte coordinato dalla Mayo Clinic di Rochester ha rilevato che la terapia intravitreale con farmaci inibitori del fattore di crescita dell’endotelio vascolare (anti-VEGF, ranibizumab e bevacizumab) non aumenta il rischio di ictus, infarto del miocardio o morte nei pazienti con maculopatia essudativa senile rispetto ai gruppi di controllo con e senza degenerazione maculare.

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Bevacizumab per uso oftalmico off-label

La recente sentenza (21 novembre 2018) della Corte di Giustizia dell’Unione europea pone fine al contenzioso sull’impiego off-label del bevacizumab per la degenerazione maculare senile.

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Rischio di glaucoma con bevacizumab

Uno studio di coorte condotto nella provincia canadese della British Columbia fa emergere i rischi associati alla somministrazione ripetuta e ravvicinata di bevacizumab per via intravitreale. I ricercatori hanno selezionato i pazienti con degenerazione maculare essudativa che nel periodo 2009-2013 avevano ricevuto la prima iniezione dell’inibitore del fattore di crescita endoteliale e hanno poi confrontato i 74 casi che erano stati operati di glaucoma e 740 soggetti di controllo appaiati per età (media 81 anni) e caratteristiche della malattia.

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Non aumenta l'endoftalmite con le preparazioni di bevacizumab

Un ampio studio retrospettivo statunitense esclude che le procedure di preparazione del bevacizumab per uso oculare da parte delle farmacie ospedaliere aumentino il rischio di infezioni oculari e in particolare di endoftalmite. Il dato è rilevante in quanto una delle critiche avanzate per difendere il ranibizumab come farmaco d'elezione (anche se molto più costoso) è che questo viene prodotto in monodose dall'azienda farmaceutica, mentre il bevacizumab viene preparato nelle farmacie ospedaliere e potrebbe quindi esporre a un maggior rischio di infezioni oculari una volta iniettato.

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Reazioni avverse dopo iniezione intravitreale di inibitori dell’angiogenesi

Uno studio di popolazione canadese esclude che la somministrazione intravitreale di un inibitore del VEGF e dell’angiogenesi per il controllo della degenerazione maculare retinica comporti un significativo aumento del rischio di complicanze cardiovascolari e/o tromboemboliche.

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