Non solo sovradosaggio
Atrial fibrillation (AF) incidence increases according to patient age.
Oral anticoagulant therapy with vitamin K antagonists, like warfarin, reduces stroke risk in AF patients, including elderly.[1,2] The INR (International Normalized Ratio) normal range for atrial fibrillation lays between 2 and 3.[3] Increased risk for thromboembolism[4] is associated with INR4.[5] Unfortunately, to keep INR values between 2 and 3 is challenging in daily clinic practice.
L’associazione tra inibitori di pompa protonica e aumentato rischio di fratture (vedi anche la notizia al riguardo del 3 marzo 2012 nel sito farmacovigilanza.eu) resta dubbia.
Un gruppo di ricercatori canadesi ha cercato di affrontare il tema focalizzando l’attenzione non sulle fratture ma sui fattori che possono facilitarle e in particolar modo l’osteoporosi, partendo dall’ipotesi che gli inibitori di pompa protonica possano accelerare la perdita di massa ossea con l’età e di conseguenza rendere le ossa più fragili e facili alle fratture.1
Potrebbe esserci un’associazione tra uso di benzodiazepine e rischio di demenza. Alcuni geriatri e neurologi britannici hanno aggiunto i loro dati ad altri già pubblicati in letteratura al riguardo. In Galles è stato condotto uno studio prospettico di coorte1 che ha seguito nel tempo 1.634 uomini, nati tra il 1920 e il 1939, visti per la prima volta tra il 1979 e il 1983 a un’età variabile tra i 45 e i 64 anni e successivamente riesaminati in quattro occasioni: 1983-1988, 1989-1991, 1993-1995 e 2002-2004.
Che cosa succede
I bambini piccoli possono ingerire accidentalmente colliri astringenti usati per gli occhi rossi e il contenuto di spray decongestionanti nasali. Tutti farmaci da banco.
L’allerta viene dalla Food and Drug Administration che ha pubblicato una Drug Safety Communication dopo la segnalazione di alcuni casi nel database nazionale delle reazioni avverse.
Che cosa succede
Agli inizi di novembre la Food and Drug Administration ha valutato nuove informazioni riguardo al rischio di sanguinamenti gravi associati all’uso degli anticoagulanti dabigatran e warfarin. I risultati degli studi e dei dati amministrativi in possesso dell’FDA indicano che i tassi di sanguinamento associati all’uso ex novo dei due farmaci sono sovrapponibili e ciò conferma i dati derivati dai grandi trial condotti a oggi.
I numerosi casi di brand che non contengono più i principi attivi con cui erano nati, o cambiano addirittura area terapeutica e indicazioni, rispondono a una logica che risulta incomprensibile dal punto di vista terapeutico, ma che è ferrea sul piano commerciale.
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