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Martedì, Maggio 5, 2020

Idrossiclorochina e alterazioni dell’intervallo QTc nei pazienti con COVID-19

L’utilizzo di idrossiclorochina nei pazienti con COVID-19 può provocare un aumento del rischio di prolungamento dell’intervallo QTc, rischio che aumenta se il paziente è contemporaneamente trattato con azitromicina.

È la conclusione di due studi retrospettivi (uno francese e uno statunitense) che hanno analizzato la sicurezza del trattamento con idrossiclorochina e azitromicina nei pazienti ospedalizzati con COVID-19.

Il primo studio francese ha incluso 40 pazienti con COVID-19 ricoverati in terapia intensiva, 18 dei quali avevano ricevuto sia idrossiclorochina sia azitromicina. Nella maggior parte dei pazienti (93%) è stato osservato un prolungamento dell’intervallo QTc dopo la somministrazione della terapia antivirale.

Dopo un trattamento che andava tra i 2 e i 5 giorni, in 7 pazienti si è registrato un QTc≥500 millisecondi e in 10 pazienti il QTc è aumentato di oltre 60 millisecondi rispetto alla partenza.

Giocava un ruolo chiave l’antivirale: si è osservato un intervallo QTc≥500 millisecondi in 6 dei 18 pazienti trattati con entrambi i farmaci e in un paziente (su 22) di quelli trattati con la sola idrossiclorochina (p=0,03).

Il trattamento antivirale è stato interrotto in 7 pazienti a causa del rilevamento di anomalie all’ECG e in 10 a causa dello sviluppo di insufficienza renale acuta.

Il secondo studio statunitense ha ottenuto risultati simili. In questo caso sono stati arruolati 90 pazienti ospedalizzati per COVID-19 trattati con idrossiclorochina, 53 dei quali avevano ricevuto anche azitromicina.

I pazienti in trattamento con entrambi i farmaci hanno avuto variazioni maggiori nell’intervallo QTc rispetto a quelli trattati con la sola idrossiclorochina (23 millisecondi rispetto a 5,5; p= 0,03).

Nel 21% dei pazienti trattati con idrossiclorochina e azitromicina è stato osservato un intervallo QTc≥500 millisecondi e nel 13% è stata evidenziata una variazione dell’intervallo QT di 60 millisecondi o più rispetto alla partenza.

Per quanto riguarda i pazienti trattati in monoterapia con idrossiclorochina, il 19% aveva un QTc ≥500 millisecondi e il 3% una variazione dell’intervallo QTc di 60 millisecondi o più.

La probabilità di prolungamento era superiore nei pazienti che ricevevano contemporaneamente diuretici dell’ansa o che avevano un intervallo QTc di partenza già superiore o uguale a 450 millisecondi.

Dieci pazienti hanno dovuto interrompere l’idrossiclorochina a causa di eventi avversi, tra cui nausea intrattabile, ipoglicemia e torsione di punta.

I risultati di questi due studi impongono cautela nell’utilizzo di idrossiclorochina nei pazienti con COVID-19, soprattutto nei casi in cui sia somministrata contemporaneamente ad altri farmaci che interferiscono con l’intervallo QTc e nei casi in cui non sia possibile uno stretto monitoraggio dell’insorgenza di eventuali eventi avversi, come accade per esempio nel trattamento a domicilio.

Bessière F, Roccia H et al. Assessment of QT intervals in a case series of patients with coronavirus disease 2019 (covid-19) infection treated with hydroxychloroquine alone or in combination with azithromycin in an intensive care unit. JAMA Cardiol 2020. DOI: 10.1001/jamacardio.2020.1787.

Mercuro NJ, Yen CF et al. Risk of QT interval prolongation associated with use of hydroxychloroquine with or without concomitant azithromycin among hospitalized patients testing positive for coronavirus disease 2019 (COVID-19). JAMA Cardiol 2020. DOI: 10.1001/jamacardio.2020.1834.

 

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