Gli inibitori delle tirosin chinasi (TKI), utilizzati nel trattamento della leucemia mieloide cronica, si associano a un aumento del rischio di eventi avversi cardiovascolari rispetto ad altri farmaci oncologici.
Una articolo di revisione pubblicato dal New England Journal of Medicine fa il punto sulla cardiotossicità dei nuovi farmaci target antitumorali. Analizza in particolare alcuni classi e riporta interessanti esempi.
Il trattamento con vemurafenib può predisporre a una dermatite radio-indotta. La segnalazione proviene da un gruppo di dermatologi e oncologi francesi e canadesi che hanno osservato la reazione cutanea in due casi di melanoma metastatico (mutazione BRAF accertata) in trattamento con il farmaco.
L’impiego di sunitinib e sorafenib comporterebbe un rischio importante di ipotiroidismo. Lo suggerisce un’indagine di coorte che ha coperto oltre l’80% delle farmacie tedesche.
In una lettera al New England Journal of Medicine gli oncologi del Memorial Sloan-Kettering Cancer Center di New York segnalano che, in pazienti con melanoma, l’impiego in successione di ipilimumab e vemurafenib si associa a reazioni cutanee.
Sunitinib è un farmaco della categoria degli agenti antineoplastici, inibitore delle protein-tirosin chinasi. Sunitinib maleato inibisce molteplici recettori delle protein-tirosin chinasi (RTK) che sono coinvolte nella crescita dei tumori, nell’angiogenesi tumorale e nella progressione metastatica del cancro.
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