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La comunicazione dell’FDA sull’ondansetrone

Che cosa succede
A fine giugno la Food and Drug Administration ha pubblicato una comunicazione che mette in guardia dall’uso di dosaggi elevati per via endovenosa di ondansetrone, perché può associarsi a un prolungamento dell’intervallo QT, con un aumento del rischio di torsade de pointes. L’ondansetrone è un farmaco usato da tempo nella prevenzione e trattamento della nausea da chemioterapici, radioterapia e chirurgia e fa parte della famiglia degli antagonisti del recettore della 5 idrossitriptamina.

Qual è il problema?
Secondo dati parziali ricavati da uno studio di cui si attendono i risultati definitivi, l’iniezione endovenosa in unica soluzione di 32 mg di ondansetrone o più può influenzare l’attività elettrica cardiaca e causare le torsioni di punta. I dati sarebbero convincenti, tanto che la Glaxo SmithKline ha annunciato che modificherà la scheda tecnica del prodotto per rimuovere la dose singola da 32 mg. Secondo gli esperti dell’FDA la nuova segnalazione non modifica quanto già raccomandato per la posologia per via orale dell’ondansetrone e neppure quanto previsto per le dosi più basse per via endovenosa.

Conclusioni

  • Occorre evitare dosi di ondansetrone per via endovenosa di 32 mg o superiori; per cautela è meglio non superare la soglia massima di 16 mg per via endovenosa in un’unica somministrazione.
  • I pazienti già a rischio di sindrome del QT lungo (per motivi congeniti, bradiaritmia, o in trattamento con farmaci che prolungano il QT) andrebbero trattati con cautela con ondansetrone per via endovenosa.
  • Eventuali squilibri elettrolitici andrebbero trattati prima di iniziare una terapia con ondansetrone.
  • Negli adulti, se si vuole usare la via endovenosa, si può ricorrere allo schema posologico di 0,15 mg/kg ogni 4 ore per 3 dosi.
Bibliografia: 

FDA Drug Safety Communication, giugno 2012, www.fda.org

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