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Lunedì, Novembre 30, 2020

Necrolisi epidermica tossica da idrossiclorochina in COVID-19?

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Un case report italiano ha segnala per la prima volta una necrolisi epidermica tossica in una paziente affetta da SARS-CoV-2, trattata con idrossiclorochina. La donna, 78 anni, era affetta da sindrome cardiometabolica ed era in trattamento, oltre che con idrossiclorochina, con antibiotici, desametasone, paracetamolo, eparina a basso peso molecolare e potassio canrenoato.

Dopo quasi 3 settimane dall’inizio della terapia, la paziente ha sviluppato un rash violaceo, che in un primo momento ha interessato le pieghe flessorie e si è poi esteso rapidamente, con formazione di vesciche e distacco cutaneo di approssimativamente il 70% della superficie corporea e coinvolgimento delle mucose.

Per valutare la causalità è stato utilizzato l’algoritmo di ALDEN che ha rivelato che, tra i farmaci assunti dalla paziente nei 28 giorni precedenti l’esordio della sintomatologia, l’idrossiclorochina era il maggior indagato, a suggerire una maggior possibilità di un nesso causale.

I ricercatori hanno ipotizzato che l’insorgenza di questo raro evento avverso, solitamente non associato all’idrossiclorochina, potrebbe essere stato favorito dalla peculiare stimolazione del sistema immunitario indotta da SARS-CoV-2.

Poiché gli studi controllati condotti finora non dimostrano alcuna efficacia dell’idrossiclorochina né preventiva né terapeutica nell’infezione da SARS-CoV-2 il suo uso non è indicato nella COVID-19 anche perché si associa a diversi effetti avversi non ultima questa segnalazione di una situazione tanto rara quanto grave.

Rossi C M, Beretta F N et al. A case report of toxic epidermal necrolysis (TEN) in a patient with COVID-19 treated with hydroxychloroquine: are these two partners in crime? Clin Mol Allergy 2020;18:19.

 

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