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Mercoledì, Settembre 30, 2020

Glifozine e rischio di chetoacidosi diabetica

Gli inibitori del co-trasportatore sodio glucosio di tipo 2, noti anche come glifozine, aumentano il rischio di chetoacidosi diabetica rispetto agli inibitori della dipeptidil-peptidasi 4.

La notizia proviene da uno studio di coorte basato su una popolazione canadese e britannica, che ha analizzato i dati di 208.757 pazienti che avevano iniziato ad assumere una glifozina, confrontandoli con quelli di 208.757 pazienti in terapia con una gliptina.

Complessivamente, 521 pazienti hanno ricevuto una diagnosi di chetoacidosi diabetica durante un follow-up di 370.454 anni-persona (incidenza 1,40 per 1.000 anni-persona, limiti di confidenza al 95% da 1,29 a 1,53). Rispetto alle gliptine, le glifozine triplicano il rischio di chetoacidosi diabetica (hazard ratio 2,85, limiti di confidenza al 95% da 1,99 a 4,08).

Il rischio sembra variare in base al farmaco assunto, ed è risultato maggiore per canagliflozin (hazard ratio 3,58, limiti di confidenza al 95% da 2,13 a 6,03) e minore per empagliflozin (hazard ratio 2,5, limiti di confidenza al 95% da 1,23 a 5,14) e dapagliflozin (hazard ratio 1,86, limiti di confidenza al 95% da 1,11 a 3,10).

I risultati di questo studio invitano a prestare maggiore attenzione al rischio di chetoacidosi diabetica quando si decide per un trattamento con glifozine.

Antonios Douros 1, Lisa M Lix et al. Sodium-glucose cotransporter-2 inhibitors and the risk for diabetic ketoacidosis: a multicenter cohort study. Ann Intern Med 2020. DOI: 10.7326/M20-0289.

 

 

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