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Mercoledì, Settembre 7, 2022

Gli inibitori della dipeptidil peptidasi-4 aumentano il rischio di colecistite?

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Nei pazienti con diabete di tipo 2, l’uso di inibitori della dipeptidil peptidasi-4 sembra associarsi a un aumento del rischio di colecistite, specialmente in caso di terapie di lunga durata.
Lo segnala una revisione sistematica con metanalisi di 82 studi controllati e randomizzati, per un totale di 104.833 pazienti con diabete di tipo 2, che ha confrontato il rischio in varie categorie di antidiabetici. 
L’esposizione a questi farmaci aumenta il rischio di colecistite (Odds Ratio – OR 1,43, limiti di confidenza al 95% da 1,14 a 1,79), ma non di colelitiasi o malattie biliari. In particolare, il rischio è significativamente aumentato nei pazienti sottoposti a terapie di durata superiore ai 6 mesi (OR 1,51, limiti di confidenza al 95% da 1,17 a 1,95), ed è maggiore con gli inibitori della dipeptidil peptidasi-4 rispetto agli inibitori del cotrasportatore sodio-glucosio di tipo 2, ma simile a quello riscontrato con gli agonisti del recettore del GLP-1.
Gli effetti sulla colecisti sembrano attribuibili alla capacità degli inibitori della dipeptidil peptidasi-4 di aumentare la biodisponibilità del peptide-1 simile al glucagone (GLP-1) e del polipeptide insulinotropico dipendente dal glucosio (GIP) entrambi in grado di influenzare la motilità della colecisti.
Poiché l’aumento assoluto del rischio di colecistite è complessivamente modesto, nei pazienti con diabete di tipo 2 la decisione di iniziare, proseguire o modificare la terapia con un inibitore della dipeptidil peptidasi-4 deve essere valutata pesandola rispetto ai benefici del trattamento.

He L, Wang J, et al. Dipeptidyl peptidase-4 inhibitors and gallbladder or biliary disease in type 2 diabetes: systematic review and pairwise and network meta-analysis of randomised controlled trials. BMJ 2022;DOI:10.1136/bmj-2021-068882.

80.211.154.110