depressione

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L’uso dei contraccettivi orali aumenta il rischio di depressione?

L’uso dei contraccettivi orali sembra aumentare il rischio di depressione nel corso della vita, in particolare nei primi due anni di terapia.
A suggerirlo è uno studio di coorte, condotto sui dati della Biobanca del Regno Unito per un totale di 264.557 donne, l’80,6% delle quali avevano fatto uso di contraccettivi orali per un tempo mediano di 10 anni.
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Inibitori della 5α-reduttasi e depressione

L’uso di inibitori della 5α-reduttasi, farmaci indicati per l’iperplasia prostatica benigna e l’alopecia androgenetica, sembra associarsi a un aumentato rischio di depressione, ma non di demenza e suicidio.
A rilevarlo è uno studio di coorte basato sui registri nazionali svedesi, che ha incluso 2.236.876 uomini d’età compresa tra i 50 e i 90 anni, 70.645 (3,2%) dei quali hanno iniziato un trattamento con finasteride e 8.774 (0,4%) con dutasteride tra il 2005 e il 2018.
Obiettivo dello studio era chiarire la relazione tra l’uso di inibitori della 5α-reduttasi e depressi
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Terapia ormonale sostitutiva e depressione

La somministrazione della terapia ormonale sostitutiva per via sistemica (orale o transdermica) alle donne in menopausa si associa a un aumentato del rischio di depressione, contrariamente alla terapia ormonale locale intravaginale o intrauterina.
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Uso di contraccettivi orali e insorgenza di sintomi depressivi

L’uso di contraccettivi orali potrebbe associarsi a un aumento dei sintomi depressivi nelle adolescenti, secondo uno studio di coorte prospettico internazionale che ha arruolato e seguito nel tempo ragazze tra i 16 e i 25 anni dal 2005 al 2016.

Sono stati analizzati i dati di 1.010 ragazze, con l’obiettivo di valutare le conseguenze dell’uso di contraccettivi orali a 16, 19, 22 e 25 anni.

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Farmaci a rischio depressione

Dall’analisi dei dati raccolti in due rilevazioni dello studio epidemiologico NHANES (National Health and Nutrition Examination Survey) emerge che molti farmaci prescritti negli Stati Uniti hanno tra gli effetti indesiderati quello di favorire stati depressivi.

I dati raccolti nei vari bienni dal 2005-2006 al 2013-2014 comprendevano un campione complessivo di 26.192 adulti sopra i 18 anni di età rappresentativi della popolazione generale statunitense. La prevalenza di depressione era del 7,6%.

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Ridimensionati gli effetti avversi della vareniclina

Una revisione sistematica condotta presso l’Università di Bristol dà importanti informazioni sul profilo di sicurezza della vareniclina, in particolare per quanto riguarda le alterazioni neuropsichiatriche gravi.

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Vareniclina ed eventi avversi psichiatrici

Una revisione condotta dagli psichiatri dell’Università di Chicago esclude che l’impiego di vareniclina nei tentativi di cessazione del fumo si associ a un maggior rischio di eventi neuropsichiatrici. L’analisi ha preso in considerazione due fonti di dati:

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80.211.154.110