Doripenem e polmonite
Che cosa succede
La FDA ha modificato la scheda tecnica dell’antibiotico doripenem inserendo specificamente che non va usato nei pazienti con polmonite e ventilatore in terapia intensiva.
Qual è il problema
Che cosa succede
La FDA ha modificato la scheda tecnica dell’antibiotico doripenem inserendo specificamente che non va usato nei pazienti con polmonite e ventilatore in terapia intensiva.
Qual è il problema
Che cosa succede
E’ stata pubblicata una nota informativa importante concordata con l’EMA e l’AIFA che riguarda l’uso del lenograstim e il rischio della grave sindrome da perdita capillare (capillary leak syndrome). Il lenograstim è un fattore stimolante le colonie granulocitarie (G-CSF) e viene usato per la mobilizzazione delle cellule progenitrici del sangue periferico sia nei pazienti con cancro sottoposti a chemioterapia per riportare a valori normali i globuli bianchi, sia nei donatori sani di midollo.
Qual è il problema
Che cosa succede
Grazie alla notevole efficacia nel ridurre l’acidità gastrica, gli inibitori di pompa protonica, usati in condizioni critiche come quelle dei pazienti in terapia intensiva, potrebbero favorire la comparsa di infezioni importanti, più di quanto accada se si usano come gastroprotettori i farmaci anti H2.
Non è vero che calcio e magnesio possono prevenire il rischio di neuropatia da oxaliplatino, uno degli affetti avversi comuni e disturbanti di questo chemioterapico. Alcuni studi avevano avanzato l’ipotesi che infusioni dei due elettroliti potessero avere un effetto neuroprotettivo, per questo un gruppo di ricercatori neozelandesi ha condotto uno studio in doppio cieco, con disegno crossover.
L’uso di antibiotici macrolidi nei primi giorni di vita si associa a un rischio molto aumentato di stenosi ipertrofica del piloro. A sottolineare il legame è uno studio di coorte basato sul registro sanitario nazionale danese. Tra il 1996 e il 2011 sono state analizzate 999.378 gravidanze giunte a termine, incrociando i dati di uso dei macrolidi nella madre (durante la gravidanza o nel primo periodo dopo la nascita) e nel neonato con quelli relativi agli interventi chirurgici per una stenosi ipertrofica del piloro.
Una spiegazione plausibile
I pazienti con fibrillazione atriale hanno un aumento di 5 volte del rischio di ictus embolico che è spesso fatale o disabilitante. La tromboprofilassi con gli antagonisti della vitamina K riduce questo rischio del 64%,1 ma questo effetto positivo è parzialmente oscurato dal tasso di complicanze di sanguinamento maggiore che è dell’1,2-1,5% all’anno nell’ambito dei trial clinici ma che raggiunge anche il 6,5% nella pratica clinica corrente.2
La Direttiva europea 2010/84/UE impegna la farmacovigilanza sul fronte degli eventi avversi da errore terapeutico e da uso inappropriato del farmaco: quali opportunità si aprono, e quali criticità bisogna risolvere?
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