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Venerdì, Marzo 11, 2016

Inibitori della dipeptidil-peptidasi e scompenso cardiaco

Una revisione sistematica condotta da un gruppo di ricerca internazionale ha esplorato l’associazione tra l’impiego di inibitori della dipeptidil-peptidasi 4 (DPP-4) o gliptine, farmaci usati nel diabete, e lo scompenso cardiaco. La selezione della letteratura scientifica, aggiornata a giugno 2015, ha fornito un buon numero di fonti: 43 studi controllati e randomizzati (68.775 pazienti con diabete di tipo 2, confronto con placebo, cambiamento dello stile di vita o altro farmaco attivo) e 12 studi osservazionali (1.777.358 pazienti). Dai 38 studi che avevano adottato come esito l’insorgenza di scompenso cardiaco è emersa un’associazione non significativa (odds ratio 0,97, limiti di confidenza al 95% da 0,61 a 1,56) corrispondente a una differenza del rischio di 2 eventi per 1.000 pazienti in trattamento nell’arco di 5 anni (limiti di confidenza al 95% da -19 a 28). I risultati erano simili qualunque fosse il confronto (con placebo o un altro farmaco). I 4 studi osservazionali che si erano concentrati sull’insorgenza di scompenso fornivano risultati simili, ma non si è potuto condurre una metanalisi per la eterogeneità degli studi. Restringendo il campo alla valutazione del rischio di ricovero per scompenso cardiaco, la metanalisi di 5 studi controllati e randomizzati ha stimato un aumento significativo del rischio (odds ratio 1,13, limiti di confidenza al 95% da 1,00 a 1,26) corrispondente a una differenza di 8 eventi per 1.000 pazienti in trattamento nell’arco di 5 anni (limiti di confidenza al 95% da 0 a 16). I risultati degli 8 studi osservazionali erano coerenti con questo dato ma senza significatività statistica (odds ratio 1,41, limiti di confidenza al 95% da 0,95 a 2,09). Questa revisione non risolve del tutto l’incertezza sul profilo di rischio cardiaco già emersa dopo studi sui singoli farmaci della classe degli inibitori della dipeptidil-peptidasi 4 (gliptine). L’associazione con lo scompenso cardiaco resta fortemente sospetta. I dati al momento disponibili suggeriscono quindi di prescrivere questi farmaci con cautela in caso di comorbilità cardiache o condizioni preesistenti di rischio cardiovascolare, peraltro frequenti nella popolazione dei diabetici di tipo 2.
Li L, Li S, et al. Dipeptidyl peptidase-4 inhibitors and risk of heart failure in type 2 diabetes: systematic review and meta-analysis of randomized and observational studies. BMJ 2016;352:i610 e-mail ricercatore: sunx26@gmail.com
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