Inibitori della dipeptidil peptidasi 4 (DPP-4)

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Gli antidiabetici non insulinici sono sicuri in gravidanza?

Secondo uno studio di coorte multinazionale, l’esposizione periconcezionale a diversi farmaci antidiabetici quali agonisti del GLP-1, sulfaniluree, inibitori della dipeptidil peptidasi 4 e del cotrasportatore sodio-glucosio di tipo 2 non aumenta il rischio di malformazioni congenite maggiori nel nascituro rispetto all’insulina.
Lo studio, condotto sui dati provenienti da 6 database sanitari e riferiti a 51.826 donne in gravidanza con diabete di tipo 2, ha indagato il rischio teratogeno di diversi farmaci antidiabetici non insulinici assunti in epoca periconcezionale, ovvero da 9
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Gli inibitori della dipeptidil peptidasi-4 aumentano il rischio di colecistite?

Nei pazienti con diabete di tipo 2, l’uso di inibitori della dipeptidil peptidasi-4 sembra associarsi a un aumento del rischio di colecistite, specialmente in caso di terapie di lunga durata.
Lo segnala una revisione sistematica con metanalisi di 82 studi controllati e randomizzati, per un totale di 104.833 pazienti con diabete di tipo 2, che ha confrontato il rischio in varie categorie di antidiabetici. 
L’esposizione a questi farmaci aumenta il rischio di colecistite (Odds Ratio – OR 1,43, limiti di confidenza al 95% da 1,14 a 1,79), ma non di colelitia
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Glifozine e rischio di chetoacidosi diabetica

Gli inibitori del co-trasportatore sodio glucosio di tipo 2, noti anche come glifozine, aumentano il rischio di chetoacidosi diabetica rispetto agli inibitori della dipeptidil-peptidasi 4.

La notizia proviene da uno studio di coorte basato su una popolazione canadese e britannica, che ha analizzato i dati di 208.757 pazienti che avevano iniziato ad assumere una glifozina, confrontandoli con quelli di 208.757 pazienti in terapia con una gliptina.

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Gliptine e pemfigoide bolloso

Gli inibitori della dipeptidil-peptidasi 4 (DPP-4), noti anche come gliptine, sono associati a un rischio aumentato di pemfigoide bolloso rispetto alle sulfaniluree di seconda generazione.

Lo segnala uno studio di coorte statunitense che ha arruolato 1.664.880 pazienti con diabete di tipo 2, che avevano iniziato una terapia con gliptine o con sulfaniluree di seconda generazione.

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Gli antidiabetici che infiammano l’intestino?

Da uno studio osservazionale di popolazione emerge che gli antidiabetici orali inibitori della dipeptidil-peptidasi (DDP)-4 si associano a un aumento del rischio di malattia infiammatoria intestinale.

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Pancreas e sitagliptin vanno d’accordo

Una sottoanalisi dello studio internazionale TECOS (Trial Evaluating Cardiovascular Outcomes with Sitagliptin) disegnato per valutare la sicurezza cardiovascolare di sitagliptin, sembra escludere che il suo impiego aumenti il rischio di malattie del pancreas, come ipotizzato in studi precedenti.
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Le vie biliari soffrono le incretine

Un’indagine effettuata incrociando l’archivio britannico della medicina di base (United Kingdom Clinical Practice Research Datalink, 8% degli assistiti nel Regno Unito) e i dati di ricovero ospedaliero (Hospital Episodes Statistics) ha verificato l’associazione tra uso di inibitori del peptide-1 glucagone-simile (GLP-1), le incretine, o di inibitori della dipeptidil peptidasi 4 (DPP-4), le gliptine, la cui azione porta a un aumento dei livelli circolanti delle incretine stesse, con l’incidenza di patologie della colecisti e delle vie biliari.
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Inibitori della dipeptidil-peptidasi e scompenso cardiaco

Una revisione sistematica condotta da un gruppo di ricerca internazionale ha esplorato l’associazione tra l’impiego di inibitori della dipeptidil-peptidasi 4 (DPP-4) o gliptine, farmaci usati nel diabete, e lo scompenso cardiaco. La selezione della letteratura scientifica, aggiornata a giugno 2015, ha fornito un buon numero di fonti: 43 studi controllati e randomizzati (68.775 pazienti con diabete di tipo 2, confronto con placebo, cambiamento dello stile di vita o altro farmaco attivo) e 12 studi osservazionali (1.777.358 pazienti).
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Le incretine non minacciano il pancreas

Una revisione sistematica condotta dal centro di Evidence-Based Medicine dell’Università cinese di Sichuan esclude che l’impiego di incretine nei pazienti con diabete mellito di tipo 2 aumenti il rischio di pancreatite. A questa conclusione i ricercatori sono giunti dopo aver selezionato dalla letteratura scientifica 60 studi controllati con placebo, modificazione dello stile di vita o altri farmaci ipoglicemizzanti che avevano coinvolto nel complesso 353.639 pazienti.

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