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Mercoledì, Novembre 30, 2016

Se anche il cuore fa da bersaglio

Reazione: 

Una articolo di revisione pubblicato dal New England Journal of Medicine fa il punto sulla cardiotossicità dei nuovi farmaci target antitumorali. Analizza in particolare alcuni classi e riporta interessanti esempi.

  • Inibitori di HER2 Il farmaco più rappresentativo di questa classe, il trastuzumab, ha radicalmente modificato la prognosi delle pazienti con cancro della mammella HER2-positivo ma il suo impiego, spesso in associazione o in sequenza alle antracicline, comporta il rischio di scompenso e di altre alterazioni della funzione cardiaca. La stima della frequenza di questo evento, inizialmente riportata in un caso su tre, è stata successivamente ridimensionata correggendo per i fattori di confondimento ed è in parte controllabile con una migliore selezione delle pazienti candidate alla terapia, con valutazioni in grado di cogliere una compromissione precoce della funzione miocardica e di trattarla. Resta da definire il profilo di sicurezza di altri inibitori di HER2 di più recente introduzione e quello a lungo termine dell’intera classe.
  • Inibitori della via di trasduzione del segnale mediata da VEGF L’evento avverso cardiovascolare più comune con l’uso di questi farmaci, indicati in diverse forme tumorali, è l’incremento della pressione arteriosa. L’aumento dei valori sistolici e/o diastolici nella prima settimana di trattamento è praticamente costante, mentre la comparsa di una condizione ipertensiva stabile varia dal 20-25% con il bevacizumab e il sunitinib a oltre il 50% con i farmaci di nuova generazione. Sono descritti casi di ipertensione associata a proteinuria e a danno microangiopatico con fenomeni trombotici documentati dalla biopsia renale, assimilabili a quanto si osserva in caso di preeclampsia.
  • Inibitori multitarget della tirosininchinasi Gli eventi avversi cardiovascolari sono diversi da farmaco a farmaco. Dai dati disponibili emerge un profilo relativamente favorevole con imatinib, un rischio consistente di ipertensione polmonare con dasatinib e di eventi vascolari con nilotinib e ponatinib.

 

La cardioncologia si occupa da anni delle ricadute sul cuore delle malattie oncologiche e/o dei loro trattamenti. Con l’avvento delle terapie target si sta arricchendo di nuovi e interessanti capitoli. In particolare, a fronte di prospettive di trattamento in grado di modificare radicalmente il decorso della malattia oncologica ma associate a rischi non trascurabili di cardiotossicità, iniziano a venire individuate strategie per migliorare l’appropriatezza e prevenire gli eventi avversi dei farmaci usati. Secondo gli autori della revisione, nello stabilire l’indicazione all’impiego bisogna tenere conto di parecchi elementi:

  • l’elevata frequenza nella popolazione generale di malattie cardiovascolari che vanno indagate con attenzione su base individuale prima di iniziare le terapie;
  • la possibilità che la cardiotossicità si manifesti in tempi successivi rispetto alla sopravvivenza attesa e sia influenzata dalla successione delle linee chemioterapiche scelte;
  • il fatto che gli studi clinici sottostimano il rischio reale di cardiotossicità, in virtù dei criteri di inclusione che sono piuttosto selettivi, e della relativa breve osservazione.
Moslehi JJ. Cardiovascular toxic effects of targeted cancer therapies. N Engl J Med 2016;375:1457-67. e-mail ricercatore: javid.moslehi@vanderbilt.edu
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