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Martedì, Ottobre 27, 2015

Cancro e antitumorali in gravidanza

Da un’indagine internazionale caso-controllo cui hanno partecipato centri italiani, belgi, olandesi e cechi, emerge che una diagnosi di cancro in gravidanza e persino l’esposizione in utero a farmaci chemioterapici non ha conseguenze rilevanti per il nascituro.

I ricercatori dell’INCIP (International Network on Cancer, Infertility, and Pregnancy) hanno seguito un gruppo 129 bambini (età media 22 mesi) le cui madri (età media 33,4 anni) avevano ricevuto la diagnosi di cancro in gravidanza. Solo in 14 casi (10,9%) tale diagnosi non è stata seguita da un trattamento antitumorale, mentre nella maggioranza dei casi sono state utilizzate le diverse opzioni terapeutiche (chemioterapici o farmaci biologici, chirurgia, radioterapia) anche in combinazione. In particolare la chemioterapia è stata usata nel 74,4% delle donne e la radioterapia nell’8,5%.

Le forme più frequenti di tumore erano il cancro della mammella (61% dei casi) e le neoplasie ematologiche (22%).

I neonati di basso peso alla nascita (<10° percentile) rappresentavano il 22% del campione nei figli di donne malate rispetto al 15,2% nei bambini di controllo. La differenza non è risultata significativa (p=0,16) nonostante la frequenza di nascita pretermine fosse piuttosto elevata tra i primi (61,2% rispetto al 6,8-8% nella popolazione generale).

La valutazione neurologica si è avvalsa del test di Bayley (uno dei più affidabili e completi strumenti per misurare lo sviluppo nei primi anni di vita), che non ha fatto emergere differenze significative tra i 2 gruppi (p=0,08). Risultato che era indipendente dal chemioterapico impiegato (antracicline, taxani o derivati del platino).

Anche la valutazione cardiologica, effettuata a 36 mesi tramite esame obiettivo, elettrocardiogramma ed ecocardiogramma non ha rilevato alterazioni funzionali o morfologiche di rilievo, né differenze tra i 2 gruppi.

I timori sugli esiti della gravidanza in donne con condizioni oncologiche, trattate o meno durante la gestazione, sono ragionevoli e per ora poco esplorati. Questo studio indica che non ci sono valide ragioni per interrompere la gravidanza, ritardare le terapie antitumorali o anticipare il parto.

 

Amant F, Vandenbroucke T, et al; for the International Network on Cancer, Infertility, and Pregnancy (INCIP). Pediatric outcome after maternal cancer diagnosed during pregnancy. NEJM 2015; doi: 10.1056/NEJMoa1508913

e-mail ricercatore: frederic.amant@uzleuven.be.

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